Racconti dal bosco
A cura di Anita, Anna e Gabriela
“Troverai più nei boschi che nei libri”
(Bernardo da Chiaravalle XII secolo)
Un
"viaggio"
a
piedi, questo sarà il mezzo con cui scopriremo il patrimonio
ambientale e culturale della Garfagnana, proprio come se fosse un
pellegrinaggio
attraverso il tempo ed i luoghi.
Il bosco sarà il luogo dove affinare la nostra identità esplorando i luoghi e le persone, le testimonianze di antichi mestieri e di ciò che ancora resiste;
un percorso esperienziale che non guarda solo al passato.
La vallata montana della Garfagnana è delimitata ad occidente dal massiccio delle Alpi Apuane e ad oriente dalla dorsale dell'Appennino Tosco-Emiliano.
Queste
due catene montuose caratterizzano fortemente il paesaggio di questo
territorio e ne fanno una vera e propria “isola” distinta non
solo geograficamente dal resto della Toscana.
I
rigogliosi boschi, che rivestono quasi il 60% dell'intero territorio,
sono alimentati dalle abbondanti piogge e sono formati
essenzialmente dalle specie arboree del castagno, dal fondo valle
fino ai 1000 m di altezza, e del faggio dai 1000 ai 1700 m slm.
Il
paesaggio riflette i segni della storia e della vocazione economica
della valle basata sulla castanicoltura e pastorizia (economia
silvo-pastorale); queste attività attraverso una "complessa
interazione uomo-ambiente", interrotta solo dopo la seconda guerra
Mondiale, sono state determinanti nel disegnare le “fattezze
ambientali” della montagna della Garfagnana.
Nel castagneto
("La storia nel paesaggio - economia nell'Appennino Lucchese dal Medioevo all'Età Moderna" di Lucia Giovannetti)
Nel castagneto
Castagneto - Archivio Comunità Montana della Garfagnana |
Il bosco domestico di castagno, "la selva" ha sempre rappresentato,
dal momento della sua immissione nel territorio (intorno all'anno
1000) il fattore determinante per la nascita di una vera e propria
cultura, che si manifesta nell'integrazione uomo, natura,
architettura, economia.
Dal centro dei castagneti, ove si situano le capanne in legno e paglia, adibite allo stoccaggio del fogliame necessario per le lettiere del bestiame, si arriva ai margini dello stesso dove sono disposti i "metati".
Metato: essiccatoio per castagne - Fonte www.ingarfagnana.com |
Questi
essiccatoi sono in grado di rendere la castagna pronta per essere
trasportata a valle , lungo i corsi d'acqua, dove la rete dei mulini
la trasforma in farina e la immette nel ciclo alimentare sia umano
che animale.
"L'albero del pane"
Tutto gira intorno all'albero del castagno definito da
Giovanni Pascoli (nella sua opera Castanea), "l'albero del pane".
Dal
castagno derivava tutto: la farina che era l'alimento base, la legna
per scaldarsi e per costriure mobili e infissi, le foglie per la
lettiera degli animali. I
suoi frutti hanno fornito l'alimentazione per intere
famiglie di montagna fino alla seconda guerra mondiale.
Da questo momento in poi con lo spopolamento della montagna, seguito allo sviluppo economico ed al
mutamento degli stili di vita, si è assistito ad un progressivo abbandono della
castanicoltura, ma oggi il rinnovato interesse per la storia, cultura
e tradizioni e per la gastronomia legata al castagno ha portato
alla riscoperta di questa antica "civiltà ".
Le persone ed il loro lavoro
(Interviste tratta liberamente da: "Prodotti tipici e cicli produttivi visti dagli alunni della Garfagnana" - Collana: Banca dell'Identità e della Memoria)
fonte: http://press.garfagnana.eu |
Il rito della raccolta
"...Iniziava la raccolta delle castagne e nessuno poteva andare a raccogliere nelle selve degli altri. Tutti
andavano a "coje", uomini, donne e bambini......Si iniziava
all'alba e si andava avanti, senza interruzione fino a sera, tutti i
giorni".
fonte: www.pontineltempo.it |
foto di Caproni Gabriele dal sito: www.fotocinegarfagnana.it |
"L'essiccazione"
"...è un'operazione delicata che richiede oltre un mese di tempo (non meno di quaranta giorni) e molte attenzioni..."
"Le castagne venivano portate a spalla o a dorso d'asino al metato, una piccola costruzione in pietra composta da un unico locale suddiviso in due livelli da un "canniccio" di pali di castagno allineati....Qui venivano rovesciate sul canniccio attraverso un finestrino posto nella parte superiore che serviva anche per far uscire il fumo. Al centro del pavimento si accendeva il fuoco che era alimentato da legna di castagno ben stagionata, notte e giorno: il fuoco doveva produrre costantemente calore, ma mai sviluppare fiamma".
La battitura ("pistatura")
foto Pietro Guidugli - dal sito: www.fotocinegarfagnana.it |
"Uomini e donne si riunivano nel metato. In tempi più antichi, per privare le castagne della buccia, si procedeva manualmente ponendole in sacche di tela che venivano battute dagli uomini, ripetutamente su di un ceppo di legno.
Le castagne, dopo essere liberate dalla buccia dovevano essere separate dalle scorie (pula). Quest'operazione era eseguita manualmente dalle donne che le scuotevano (ventilavano) con maestria con un recipiente di legno di faggio (la vassoia)."
"Battitoia" - dal sito: www.trassilico.com |
"Dall'inizio del Novecento sono state introdotte delle macchine dette battitoie. Le
bucce, polverizzate creano una nuvola di polvere ma vengono comunque
raccolte: serviranno l'anno successivo per tenere sotto controllo il
fuoco, perché non fiammi, rischiando di bruciare tutto".
Le carbonaie
Procedendo nel nostro cammino nel bosco non sarà difficile incontrare dei
piccoli spazi piani con la base formata da un impasto nerastro e i
bordi costituiti da muretti in pietra: sono le piazzole delle vecchie
carbonaie.
Il carbone, fino a qualche decennio
fa, era un combustibile di grande importanza per gli usi domestici e
forniva anche l’energia termica usata nelle ferriere e nei forni di
fusione dei metalli; per questo motivo se ne producevano grandi
quantità , creando spesso delle vere e proprie crisi di disponibilitÃ
di legname.
Dal sito: www.inapuane.it |
Il carbonaio
Il
mestiere di carbonaio,
ormai
scomparso,
era
remunerativo ma molto duro e faticoso.
Quasi
sempre il mestiere veniva tramandato da padre in figlio; si iniziava
da bambini e con il tempo e l'età si acquisivano le molte competenze
necessarie per la costruzione e gestione della carbonaia.
Dal
momento che la carbonaia richiedeva durante la combustione interventi
continui a tutte le ore del giorno e della notte “(governare
la carbonaia” )si
era costretti a vivere nel bosco per lunghi periodi, in capanne
costruite con rami, frasche, foglie in luoghi protetti e
possibilmente vicino ad una sorgente. Si dormiva in un giaciglio in
legno, sollevato da terra, ed un sacco di foglie secche come
materasso.
Le
operazioni che venivano svolte rendevano gli uomini “ neri come il
carbone”. La polvere entrando nei pori della pelle, risultava
difficilmente eliminabile anche con frequenti lavaggi.
Per
prima cosa si costruiva la piazzola o si riadattava una giÃ
esistente. Si tagliava e si accatastava la legna vicino alla piazzola
e dopo, si iniziava a costruire la catasta, seguendo una serie di
operazioni che richiedevano maestria ed esperienza, fino ad ottenere
la
caratteristica forma a cupola coperta con rami freschi e foglie umide.
(per approfondimenti vedi:
“La fabbricazione del carbone di legna” blog.intoscana.it/illavororaccontato)
(per approfondimenti vedi:
“La fabbricazione del carbone di legna” blog.intoscana.it/illavororaccontato)
Dal sito: www.buffardello.it |
Dopo la
costruzione iniziava il cosiddetto periodo di “governare
la carbonaia”
perché questa aveva bisogno di una attenta e continuava
manutenzione, data dalla lunga esperienza.
Il forte vento
e la pioggia erano grandi nemici del carbonaio, che doveva
intervenire tempestivamente a rimediare ai guasti prodotti.
Racconti dal bosco....la nostra visita passo dopo passo.
Mattina: arrivo in Garfagnana e inizio dell percorso naturalistico guidato. L’esperta guida che ci accompagna ci condurrà alla cososcenza del territorio: il bosco di faggio, il castagneto con il suo ciclo di vita, i pascoli, piccoli nuclei abitativi ormai abbandonati (Colle Panestra), il paesaggio apuano che ci “avvolge”.
I profumi delle erbe di montagna e del bosco ci daranno spunto per compiere un laboratorio olfattivo guidato.
Continueremo il nostro viaggio con la visita di una piccola azienda agricola dell’Alpe di Sant’Antonio che esegue il taglio del bosco e dove vengono allevate le pecore di razza “garfagnina”, i maiali e prodotte pietanze a base di prodotti tipici, che degusteremo durante il nostro pranzo.
Pomeriggio: trasferimento alla Fortezza di Mont’Alfonso, visita della Fortezza e laboratori, su alcune delle esperienze fatte la mattina, nel Centro di Didattica Ambientale della Fortezza.
Sera: cena nella cornice suggestiva della fortezza, con piatti preparati secondo le ricette tradizionali a base di prodotti tipici della Garfagnana. Il tutto sarà accompagnato dalle musiche e dai balli folcloristici della zona.
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