Marmo sinonimo di freddo, ma anche di durezza e tenacia e di quella aspra lotta che Michelangelo condusse con la pietra per piegarla alla propria idea di bellezza o di interiore tragedia come nella Pietà Rondanini di fronte alla quale è impossibile non commuoversi pensando al comune destino dell'artista e dell'Uomo.
Intere montagne sono state sventrate per ricavare marmo e, lasciando da parte le considerazioni sull'impatto ambientale e sulle condizioni dei lavoratori nelle cave, chi avesse voglia di capire qualcosa in più del legame viscerale tra questa pietra e il territorio di Carrara, può visitare il Museo del Marmo.
La litoteca, come ci ha raccontato la guida interna, è la più fornita del mondo e c'è da perdersi tra le varietà esposte chiedendosi come sia possibile che una pietra possa essere così diversa e così infinitamente bella e fredda.
Il percorso museale si snoda attraverso bacheche con diorami e riproduzioni di attrezzature usate fin dai tempi dei Romani per estrarre il marmo (e il processo è cambiato poco nel tempo), pannelli con spiegazioni e fotografie delle cave e dei lavoratori. E i lavoratori delle cave li troveremo poi in una galleria al termine del percorso: dai pannelli ci raccontano brani della loro vita lavoratova, momenti belli e momenti tragici come quelli ritratti dal fotografo Enzo Cei nel suo libro "Cavatori".
"Diaccio marmato" è un'espressione tipica della Versilia e ormai non la sento quasi più se non da anziani. Che peccato: il dialetto della mia terra ha un sacco di espressioni che rendono molto bene il senso delle cose ;-)
RispondiEliminaGiuseppe
Cara Antonella complimenti hai inserito un ottimo post. Visto che hai sintetizzato così bene i contenuti della giornata dedicata alla visita del museo del marmo non vorrei aggiungere altro se non che potete vedere le immagini scattate al museo all'interno del nostro sito sul servizio "picasa". Buona visione
RispondiEliminahttps://picasaweb.google.com/102826733760805106886/08Giugno2012
Maurizio