L'attività estrattiva in Toscana e
la conseguente lavorazione del minerale, sono documentate fin dall'epoca
etrusca. L'evoluzione tecnologica degli impianti e delle produzioni ha portato,
nei secoli a precise scelte localizzative, così che è possibile identificare
nell'alta Versilia, nella Montagna Pistoiese e nel Mugello alcune delle aree di
elezione della produzione di utensileria in ferro e acciaio. L'attività
estrattiva in Versilia, ad esempio, è documentata già agli inizi del XIII
secolo
.La produzione era costituita per lo più da ferri e chiodi da
cavalli, da bullette e gangheri e piccoli utensili, destinati prevalentemente
al mercato locale. Oltre al "maestro di fornace" che impostava la
produzione e ne fissava il metodo, lavoravano nella ferriera un "menatore
di mantici", uno scaldatore, alcuni fucinatori che battevano il ferro,
alcuni manovali e talvolta un maestro carbonaio. A metà del XVI secolo Cosimo
I, avendo ottenuto l'appalto generale delle vene di ferro dell'Elba, decise di
acquistare e ristrutturare molte antiche ferriere (nel 1488 la produzione di
ferro della Versilia era già passata ai Medici) e di far costruire nuovi forni
nelle aree tradizionalmente interessate dall'attività siderurgica: nella
Montagna Pistoiese e a Ruosina nell'Alta Versilia. La tradizione nel settore
metallurgico non si è dunque spenta: le antiche ferriere della Versilia sono
state trasformate in segherie, ma sopravvive a Pomezzana una rinomata
produzione locale di coltelli e utensileria.
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